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In memoria dell’architetto Antonio Draghi

Articolo per  il semestrale giornale “Vigonza News”

 

Il chiostro di santa Margherita ha solo due lati superstiti, e così il 20 giugno scorso dalla strada dirimpetto si potevano vedere quelle cento persone che, in religioso silenzio, ascoltavano quanto si raccontava sull’architetto Antonio Draghi, professionista scomparso un anno fa che racchiudeva in sé caratteristiche che l’hanno fatto definire “un vero umanista”. Antonio Draghi è stato importantissimo per Vigonza: ha studiato il Castello dei Da Peraga, Pionca e villa Barisoni lasciando tracce profonde e soprattutto utili per gli interventi futuri. L’hanno riconosciuto tutti quanti sono intervenuti a ricordarlo: Lidia Benedetti per il Fai, che con Draghi organizzava le Giornate d Primavera, Franca Melinato dell’Università Aperta Vigontina, ancora stupita per come l’architetto illustrava gli oratori della zona. Perché l’architetto era un diffusore di cultura e conoscenze, in prima persona e poi come cultore della storia: sua l’idea di stampare, con l’adesione convinta dei Cavalieri al Merito della Repubblica della Riviera del Brenta (anche lui era Cavaliere) una collana di librini sui “luoghi ed itinerari” della Riviera che sono una miniera di informazioni e un atto d’amore condivisibile. Il presidente dei Cavalieri, Fabrizio Rovoletto, è arrivato con la borsa piena di questi librini, che son già dodici, e continueranno. E se il presidente dell’Ordine degli Architetti Roberto Righetto ha ricordato l’idea che Draghi aveva dell’architettura, come servizio alla comunità, il suo collega e collaboratore Massimo Benetollo ha fatto planare il maestro nell’attualità. Perché si è parlato di villa Barisoni, acquisita dal Comune esercitando la prelazione al momento in cui era posta in vendita, e che ora è un magnifico problema da affrontare con intelligenza.  Uno spunto può nascere dalle parole dell’assessora alla cultura Giulia Valveri, che ha ricordato come da piccola veniva portata da papà al Tribunale di Padova, e che da grande l’ha trovato trasformato (eh sì, proprio da Antonio Draghi) nel Centro culturale  Altinate San Gaetano, cuore pulsante della città con mostre, iniziative, biblioteca, via vai di studenti… Suggestioni per il futuro “di comunità” di villa Barisoni, la cui “anima” (da fortilizio in tempi duri a villa per dolcezze umanistiche) è stata raccontata proprio da Draghi. La professoressa Sonia Giacomello ha rievocato la genesi letteraria de “La secchia rapita” di Alessandro Tassoni, il poema eroicomico alla cui nascita ha contribuito all’inizio del 1600 il canonico Albertino Barisoni. Una storia che tutta Vigonza dovrebbe conoscere per una questione di identità, radici e autoriconoscimento di una comunità. Giacomello ha affascinato il pubblico, così come l’archeologa Sabina Magro ha fatto respirare la stupefacente continuità della storia: possiamo toccare i mattoni romani arrivati fino a noi. La serata, riuscitissima, apre un capitolo importante per la progettualità a Vigonza. Il futuro di villa Barisoni è tema stimolante, se ne sta già occupando l’architetto Giorgio Galeazzo. Ma è stimolo potente per il senso di comunità, oltre che per il concetto di “museo diffuso”, caro a Draghi e illustrato dall’architetto Antonio Sarto. E un’occasione per rendere Vigonza ancora più bella.

 

Paolo Coltro

Vigonza, 23 giugno 2023

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