VISITA A PESARO CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA
GRADARA – URBINO 19 – 20 APRILE 2024
Hanno aderito a questo viaggio 31 persone che sono partite da Vigonza alle ore 7 di venerdì 19 aprile.
Prima tappa a Gradara dove incontriamo la nostra guida Carla che ci accompagna nella visita alla famosa Rocca a pianta quadrilatera con due torri poligonali fatta costruire nel 1260 da Malatesta da Verucchio come punto nevralgico per l’ingresso nelle Marche. Successivamente nella parte occidentale della Rocca si avviò la costruzione di un possente girone di torri unite da cortine merlate cammini di ronda con piccolo ponte levatoio. Nel castello di Gradara, oggi museo statale, si visitano ben 14 stanze tutte arredate con mobili antichi e opere d’arte, tra cui la pala di Santa Sofia di Giovanni Santi e una terracotta di Andrea Della Robbia.
Tra gli ambienti più significativi vanno menzionati quelli decorati con affreschi come il camerino di Lucrezia Borgia, la sala della passione, la sala del Consiglio, la camera dei putti e la stanza più suggestiva che è senza dubbio la camera da letto di Francesca Da Polenta in cui, si racconta, si è consumata la tragedia dei due amanti Paolo e Francesca che Dante ha immortalato nel V canto dell’Inferno.
Al termine della visita alla Rocca abbiamo la possibilità di conoscere meglio Gradara, il bellissimo Borgo dei Borghi 2018, con le sue possenti mura, i camminamenti, il teatro, le strette viuzze, il bosco di Paolo e Francesca e la chiesa di S. Giovanni Battista.
Si parte per Pesaro dove ci aspetta il pranzo ma soprattutto un cielo azzurro e un mare leggermente mosso la cui brezza ristora il nostro respiro e la nostra mente.
Incontriamo la guida Luigi in riva al mare al piazzale della Libertà dove è situata la “Sfera” metallica opera di Arnaldo Pomodoro: luccica al sole nonostante lo squarcio degli ingranaggi interni alla sfera che mostrano l’ossidazione e stanno a indicare la fragilità e la caducità dell’umanità. E’ famoso l’aneddoto per cui la ‘La Palla’, così chiamata dai pesaresi, fu tradotta in inglese “The Tomato Ball”.
La guida ci accompagna quindi verso il centro della città e alla domanda sui motivi per cui Pesaro è stata scelta come capitale della Cultura Italiana 2024 risponde che Rossini e tutta la sua musica hanno fatto da traino ma è stato vincente il progetto di creare legami tra arte, natura, paesaggi, storia, archeologia, tecnologia per favorire l’integrazione, l’innovazione e lo sviluppo socio-economico di un territorio di 50 comuni e 2 parchi nazionali.
Dopo una breve sosta davanti alla casa natale di Giochino Rossini dove il compositore ha passato i primi sei anni di vita, raggiungiamo Piazza del Popolo con la sua bella fontana chiusa sui quattro lati da altrettanti palazzi: le Poste dove fino all’inizio del 1900 c’era la chiesa di S. Domenico, ora riadattata, sul cui portale laterale è stato installato ‘il più bel bancoposta d’Italia’, Palazzo Ducale, Palazzo Baviera e Palazzo Comunale.
Nella piazza è installata la Biosfera una struttura sferica di 4 metri di diametro a ricordarci che la relazione uomo-pianeta potrebbe raggiungere un momento di non ritorno se non si interviene per porre rimedio ai cambiamenti climatici in atto.
Raggiungiamo la cattedrale dedicata alla Beata Vergine Maria che conserva per una superficie di 900 m2 due ordini di mosaici: a 1,60 m di profondità sono stati scoperti nel 1865 mosaici bizantini e a 2,10 m di profondità sono emersi anche i mosaici romani. Ambedue gli ordini di mosaici si possono ammirare da strutture invetriate. L’assetto attuale della chiesa è quello assunto dopo l’integrale ricostruzione dell’Ottocento che ne lascia intatta la facciata duecentesca unico esempio relativamente integro di architettura romanica e il portale trecentesco in pietra bianca fiancheggiato da due leoni (secoli XII-XIII).
Ritorniamo verso Piazza del Popolo da cui raggiungiamo il Palazzo Olivieri sede del conservatorio musicale fortemente voluto da Rossini e dove ha sede la Fondazione Rossini che conserva gran parte dei manoscritti del musicista. Passiamo anche davanti a Palazzo Mosca, ora sede dei Musei Civici, nel cui atrio è collocata la famosa Medusa di Mengaroni realizzata in ceramica.
La successiva meta è la chiesa di Sant’Agostino costruita tra il XIV e il XV secolo. La facciata è una delle più riconoscibili della regione con uno spettacolare portale, realizzato in rosso di Verona e pietra bianca d’Istria.
La Chiesa di Sant’Agostino ospita alcune opere d’arte molto importanti e grazie alla nostra guida abbiamo il privilegio di accedere al Coro Ligneo, tutto intarsiato, che si trova dietro l’abside la cui esecuzione risale al 1475. L’opera è importante perché riproduce immagini di una Pesaro sforzesca quattrocentesca che rappresenta il periodo più florido della sua storia.
Vi si scorgono palazzi, chiese e scorci di una città ormai scomparsa intervallato da nature morte e le cinte murarie della città di allora vista dai quattro punti cardinali. Il coro venne realizzato in occasione del matrimonio di Costanzo Sforza con Camilla D’Aragona che sono raffigurati nelle sembianze di basilischi alati sui braccioli centrali del secondo ordine di scranni. Nelle tarsie dei seggi e sui braccioli sono presenti gli emblemi della casata degli Sforza.
Dopo cena è ancora possibile ammirare il mare calmo e limpido o ascoltare musica nella cattedrale.
La mattina ritroviamo a Urbino la guida Carla che ci accompagna, salendo la bellissima ampia scala a chiocciola, al palazzo Ducale, residenza di Federico da Montefeltro, che racchiude l’essenza del Rinascimento Italiano.
Ammiriamo lo Scalone d’Onore, la Biblioteca, il Salone del Trono, la Sala degli Angeli, la Sala delle Udienze e il celebre e sontuoso Studiolo del Duca, forse unica stanza rimasta completamente integra. Moltissime sono le opere d’arte conservate all’interno del Palazzo tra cui, memorabili, la “Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca che, dopo Giotto, definì la prospettiva in termini matematici, la “Muta” di Raffaello Sanzio, la “Resurrezione” e l’“Ultima Cena” di Tiziano che noi veneti ben conosciamo essendo bellunese.
Le moltissime opere conservate in questo luogo (forse più di 10.000) sono state salvate dal saccheggio nazista e dai bombardamenti degli alleati dal soprintendente Pasquale Rotondi durante l’occupazione nazista della seconda guerra mondiale facendo diventare la vicina Rocca di Sassocorvaro il luogo di più alta concentrazione al mondo di patrimonio artistico.
Percorriamo molte sale in velocità per mancanza di tempo e il loro contenuto artistico non si può descrivere in poche righe ma la bellezza in cui siamo stati immersi ci ha piacevolmente sorpreso e gratificato.
Lasciamo la nostra guida per la pausa pranzo presso il ristorante La Fornarina che ci riporta al ritratto di Raffaello che abbiamo lasciato da poco.
Alle 15.00 inizia la visita agli Oratori di San Giovanni e San Giuseppe due gioielli di bellezza e raffinatezza artistica i cui grandi affreschi raccontano rispettivamente la storia e la di vita di S. Giovanni Battista e di San Giuseppe. Imponente è l’affresco absidale della Crocifissione nell’oratorio di S. Giovanni.
Dopo aver ammirato alcune delle stradine laterali di Via Garibaldi imbocchiamo Via Raffaello dove si trova la sua casa natale. Entriamo e vediamo dipinti, sculture, ceramiche, arredi lignei originali. In una stanza ci sono le copie di alcuni suoi dipinti più famosi che abbiamo ammirato a Palazzo Ducale.
Nel cortile è possibile ancora ammirare la pietra su cui i pittori macinavano i pigmenti naturali come il guado, pianta che forniva una particolare tonalità blu e che era una risorsa economica molto importante per il territorio marchigiano e che viene ancora utilizzata nelle botteghe artigiane.
Infine, a cielo schiarito, si sale alla Fortezza o Rocca fatta costruire dal cardinale Albornóz verso la metà del trecento da cui si può ammirare tutta la città di Urbino e in lontananza il profilo della Catena Appenninica. L’attuale struttura completamente realizzata in laterizio ha un impianto rettangolare con due torri semicircolari e bastioni; ha subito varie distruzioni e ricostruzioni nel corso dei secoli fino alla cessione nel 1673 ai padri Carmelitani Scalzi del vicino convento oggi sede dell’Accademia di Belle Arti.
Puntuali alle 17.30 inizia il rientro a Vigonza gratificati per aver conosciuto e apprezzato, grazie alle bravissime guide, dettagli e particolari dei luoghi vistati che difficilmente avremo colto nelle visite individuali.
Grazie a tutti i partecipanti per l’affiatamento nel gruppo, grazie a Sebastian determinato ma disponibile e a Danilo il nostro autista.
Urbino dalla Fortezza Albornóz. Sullo sfondo l’Appennino innevato di fresco.